Pubblicato da: Mattia Civico | 17 settembre 2018

Le “pagelle” di fine legislatura….

pagelle 2018 bis

Pubblicato da: Mattia Civico | 24 agosto 2018

Raduan: dalla Siria a Trento con i #corridoiumanitari #alhamdulillah

Oggi “Il Trentino” dedica una bella pagina alla storia di Raduan, arrivato dalla Siria dopo un lungo periodo nei campi profughi del Libano.  La prima volta l’ho incontrato con i volontari di Operazione Colomba in un campo vicino a Tripoli: era arrivato da Homs steso in una coperta, d’inverno, portato dai suoi genitori e dai nonni a piedi attraverso le strade di montagna fra la Siria e il Libano. I suoi occhi profondi mi hanno subito catturato e il suo sguardo mi è rimasto impresso per molto tempo. Ricordo che le prime parole che mi ha detto quando sono arrivato nel posto in cui viveva sono state “Benvenuto”. E poi si è messo a contare in italiano da 1 a 10.

Per anni non ha avuto assistenza medica e ha convissuto con il dolore. Oggi grazie ai Corridoi Umanitari (basati su un accordo tra Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche, Tavola Valdese e Governo italiano) e grazie alla Provincia di Trento (inizialmente con Villa S. Ignazio, ora accolto da Centro Astalli) Raduan può accedere alle cure di Pediatria, Ortopedia Pediatrica e delle Cure Palliative. Ma soprattutto da settembre potrà andare a scuola.

Ci sono incontri e percorsi che in questi anni hanno certamente dato senso al mio impegno politico, che mi hanno sostenuto nel cercare di fare del mio meglio, nei luoghi e nei modi possibili. Quello con Raduan e la sua famiglia è certamente uno di questi. Alhamdulillah!

<<<<<<<<<<<<<<< CLICCA SULL’IMMAGINE PER LEGGERE IL PDF >>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Raduan - Astalli

 

 

 

Pubblicato da: Mattia Civico | 1 agosto 2018

L’Aula è sovrana: si voti il ddl sulla democrazia diretta

7711BA3C-EB86-4EBC-BFF5-871A2B36EF59.jpeg

 

 

I giornali locali hanno riportato la mia posizione sul ddl di iniziativa popolare per la democrazia diretta che, a quanto pare, non sarà calendarizzaro.  Qui di seguito la lettera integrale che ho mandato a Presidente e capigruppo.

 

Gentile Presidente Dorigatti,
Gentili colleghi capigruppo,

qualche giorno fa, come presidente della prima commissione, ho presentato la relazione di maggioranza che dovrebbe accompagnare il testo di legge di iniziativa popolare sulla democrazia diretta in Consiglio.

Sono a conoscenza e consapevole del fatto che la capigruppo ha già deciso che tale disegno di legge non sarà calendarizzato, ma mi preme comunque accompagnare la relazione con due considerazioni più di ordine politico.

Il disegno di legge, già presentato nella scorsa legislatura, ha avuto il sostegno e la spinta di molti cittadini, che si attendono coinvolgimento e protagonismo nelle scelte della politica. In una stagione come questa, dare un segnale di definitiva chiusura (il testo decadrà a fine legislatura e dunque e se così sarà definitivamente accantonato) non mi pare né utile né saggio. Per nessuno.

Per molti mesi in commissione abbiamo lavorato con il comitato proponente per arrivare ad una mediazione e devo a tal proposito sottolineare l’approccio costruttivo e responsabile sia dei consiglieri sia del comitato proponente.

La commissione ha recentemente concluso i propri lavori riconsegnando ai capigruppo un testo fortemente ridimensionato ma che ha il suo centro nella ridefinizione del quorum referendario, nell’intenzione di inserire nel nostro ordinamento uno strumento volto al massimo coinvolgimento dei cittadini nelle consultazioni referendarie (è evidente che l’attuale quorum disincentiva la partecipazione ed è altrettanto palese che un quorum più basso o zero-come nel caso del referendum costituzionale- può sostenere efficacemente la motivazione al voto dei cittadini).

L’aula è sovrana e quella uscita dalla commissione non è certo una proposta “blindata“.

Credo sarebbe un segnale positivo se la conferenza dei capigruppo riconsiderasse la propria decisione, verificando la possibilità di ulteriore condivisione, consegnando all’aula la responsabilità di decidere.

In caso contrario dovremmo tutti prendere atto che questa legislatura si chiude purtroppo con elementi di insufficiente attenzione nei confronti delle iniziative popolari.

Cons. Mattia Civico

Pubblicato da: Mattia Civico | 13 giugno 2018

Caffé o birretta?

Questo è un invito a bere un caffè o una birretta.IMG_2047

Ieri sono stato alla manifestazione davanti al commissariato del Governo di Trento per protestare contro la minaccia di Salvini di chiudere i porti e per manifestare solidarietà a quei 629 sospesi nel limbo della nostra indifferenza. Sono uscito da quell’incontro con una buona dose di speranza ma anche con due amare considerazioni: siamo sempre di meno, siamo sempre più divisi. Siamo sempre di meno, perché la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, dell’aiuto reciproco, il senso di umanità, sono in questo Paese (anche qui da noi?) passati in minoranza. Rimango sempre più spesso sorpreso dai dialoghi con persone che pensavo avere opinioni e sensibilità vicine alle mie che in questo ultimo periodo hanno invece sposato le tesi della chiusura, con espressioni di insofferenza se non di disprezzo verso immigrati, omosessuali, rom, chiunque sia minimamente diverso da un noi sempre più ristretto. E sempre più spesso chi esprime la necessità di rimanere aperti all’accoglienza e all’incontro viene sommerso di insulti e di violenza verbale, cardinal Ravasi o monsignor Zuppi compresi.

Sempre di meno ma anche sempre più divisi, perché (anche ieri) troppo spesso le nostre energie sembrano a volte orientate a porre distinguo, ad attribuire colpe, a dire chi aveva o meno diritto di parola. Nella ricerca di disegnare un confine rassicurante entro i quali i “senza macchia” possono esprimere giudizi e impartire lezioni. Salvo spesso farlo dal divano di casa propria. Invece il mondo del fare è pieno di contraddizioni, si sbaglia, si prova….

Allora, cosa possiamo fare? Due proposte.

Innanzitutto cercare e affrontare il dialogo con chi ha posizioni di chiusura e di rifiuto dell’accoglienza. E farlo non tanto sui social, ma nella realtà. Berci un caffè, una birretta, ascoltarci. Scoprendo che la verità non sta da nessuna parte, ma che c’è la vita, l’umanità, la dignità da salvare. La “loro”, la “nostra”. Coltivare sinceramente l’interesse per l’opinione altrui, senza giudicarla e liquidarla con etichette di razzismo o fascismo. Seconda cosa che possiamo fare é “fare”. Uscire e far uscire di casa e dalla dialettica dello scontro, coinvolgere le persone nel conoscere e nel fare. Molta della rabbia e del rifiuto verso i migranti poggia sull’idea che sono numeri e sulla difficoltà nel riconoscerne l’umanità. 629 é un numero. Ma anche 65 milioni (il numero dei rifugiati nel mondo) é un numero. Bisogna fare lo sforzo di conoscerli, di impararne i nomi, di vederne i volti, di ascoltarne le storie. E per farlo dobbiamo recuperare la capacità di mobilitare, di fare insieme.

Alla complessità di questo momento risponderei dunque, da cittadino innanzitutto, con queste due semplici proposte: prendiamoci un caffè e facciamo insieme. Perché se non riusciamo a convincervi tutti insieme, bisognerà convincervi uno ad uno. Consideratelo un invito.

Pubblicato da: Mattia Civico | 30 Maggio 2018

#IoStoConMattarella

#iostoconmattarella

(intervento di apertura della Manifestazione #iostoconMattarella – Trento – 30 maggio 2018)

Grazie di essere qui.

Siamo in tanti: associazioni partiti, cittadini non perché siamo di parte, ma perché siamo Italiani e in quanto tali ci riconosciamo nella Costituzione e nel Presidente della Repubblica, che rappresenta e difende l’Unità del Paese. L’unità del Paese non è solo un fatto geografico, di confini. Ci riconosciamo come popolo, appartenente alla medesima comunità, al di là delle stesse appartenenze politiche.

Chi attacca il Presidente della Repubblica, attacca il popolo italiano.

Sono state pronunciate, da parte di esponenti politici di partiti nazionali, parole irresponsabili, che minano la fiducia dei cittadini nella più alta carica del nostro Paese e alimentano odio e divisione.

E’ in atto un grave attacco alle Istituzioni e in particolare alla persona del Presidente della Repubblica e dunque allo Stato che Lui rappresenta e alla stessa Unità Nazionale. In termini moderni potremmo dire che lo stanno “bullizzando” da quasi tre mesi.

Rifiutiamo con forza e decisione l’idea che si possa trascinare il Presidente della Repubblica in questa disputa, che tace gli obiettivi reali della propria azione politica e addossa sulle Istituzioni la responsabilità del proprio fallimento.

Come cittadini vogliamo dire con forza che non ci stiamo! Giù le mani dal Presidente della Repubblica, che non è parte, ma rappresenta tutti! Siamo popolo che crede e difende le istituzioni democratiche!

Abbiamo distribuito delle Costituzioni formato “bugiardino” per dire che la vogliamo un Paese Sano Robusto e Forte, in cui il dibattito e lo scontro politico rimangano nei limiti del rispetto delle istituzioni e della chiarezza delle proposte, nel quale i cittadini si riconoscono nella Costituzione perché la hanno letta, la rispettano e se necessario la difendono. E oggi in particolare siamo qui per difendere il Capo dello Stato e le sue prerogative espresse nel Titolo III:

Art. 92

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.

Art. 93

Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica.

Caro Presidente Mattarella: siamo qui oggi per dire che noi siamo con te!

Ringrazio tutti i presenti e le realtà che hanno promosso e sostenuto questa manifestazione.

Acli, Anpi, Arci, CGIL del Trentino, CISL del Trentino, UIL del Trentino, ConSolida, Associazione Demo, Associazione Domani, Cooperativa Gruppo 78, Giovani Democratici, Libera Trentino, Partito Autonomista Trentino Tirolese – PATT, Partito Democratico del Trentino, Primaveratrentina, Associazione Rosa Bianca, Socialisti del Trentino, Unione degli Universitari – UDU Trento, Unione per il Trentino – UPT, Verdi del Trentino

Un grazie particolare anche ai nostri giovani musicisti studenti del conservatorio Bonporti che ora ci accompagneranno nel cantare insieme l’inno d’Italia.

 

 

Land 2009(foto Matteo Boato – Land 2009)

 

La Provincia Autonoma di Trento si è assunta la responsabilità, grazie ad un apposito protocollo con il Comissariato del Governo, di gestire direttamente le attività connesse all’accoglienza delle persone richiedenti asilo e protezione internazionale.

L’obiettivo di tale protocollo d’intesa è quello di consentire una distribuzione equa ed equilibrata dei profughi sul territorio provinciale cercando di evitare concentrazioni di migranti e proponendo invece l’inserimento di piccoli gruppi nella comunità in modo da favorire livelli soddisfacenti d’integrazione e prevenire elementi di tensione sociale. Fondamentale, per questa scelta organizzativa, è la sinergia tra CINFORMI, il Servizio della Provincia responsabile e referente per i progetti di accoglienza in Trentino, i Comuni, Comunità di Valle, terzo settore e privati cittadini.

I comuni coinvolti che vedono la presenza sul proprio territorio di persone in accoglienza sono 68 su 176 e dei 1.614 richiedenti protezione internazionale attualmente presenti sul suolo provinciale, 985 sono inseriti in piccoli gruppi (appartamenti, e simili).

Positivo in questo quadro è anche il protocollo tra Provincia e Consorzio delle Autonomie Locali finalizzato all’utilizzo delle risorse economiche statali per la cosiddetta “terza accoglienza”

Nonostante questo i tempi di permanenza nelle strutture per la cosiddetta prima accoglienza sono ancora mediamente lunghi. Il Centro di accoglienza di Trento, in via Fersina ad oggi accoglie 281 persone, il Campo di Marco conta 164 presenze ed infine la struttura delle Viote, sul territorio del Comune di Garniga Terme, accoglie 38 migranti.

Il protrarsi oltre 18 mesi dell’attesa del riconoscimento o meno dello status di rifugiato rischia di far nascere l’idea che vivere a carico della collettività sia un diritto e che l’integrazione, imparare la lingua, l’accesso al lavoro non siano poi così cruciali. Il rischio connesso a un protrarsi dell’attesa, e quindi all’indeterminatezza di una prospettiva personale, è quello di scivolare in forme di depressione, anomia, perdita di capacità e motivazione.

In questo senso, nel corso delle ultime settimane sono emersi elementi di criticità rispetto all’accoglienza dei migranti presso il campo di Marco di Rovereto. Il Campo è strutturato in piccoli prefabbricati dentro i quali pernottano 10/12 persone, che sono in attesa che venga perfezionata la domanda di asilo o chiarita la loro posizione giuridica mediante il passaggio attraverso la Commissione territoriale. Nonostante il rispetto degli standard definiti dall’articolo 11 del decreto legislativo n. 142 del 2015 che afferisce al cosiddetto “regime di accoglienza straordinaria” e i molti servizi che al suo interno vengono organizzati e concretizzati a favore dei richiedenti protezione, i tempi di permanenza prolungati degli stessi impongono di migliorare la situazione del campo di Marco. Il Dipartimento competente è al momento al lavoro per individuare la soluzione più opportuna per l’aspetto abitativo, che a quanto risulta sarà portata a realizzazione in tempi brevi.

In questo senso è certamente elemento positivo l’approvazione da parte del Consiglio Provinciale di una mozione che impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo per potenziare e sostenere il lavoro delle Commissioni Territoriali, anche prevedendo l’istituzione di un organismo giudicante competente sul nostro territorio. Ma come detto durante il dibattito in sede di approvazione del documento politico, tale azione è da considerarsi un tassello importante di una strategia più ampia.

* * *

Va ribadito quindi che lo sforzo nel ricercare nuove soluzioni che consentano una redistribuzione ancora più capillare dei richiedenti protezione internazionale, ed una loro integrazione nella realtà trentina, deve essere costante e sostenuto.

Uno sforzo che deve prevedere la fattiva collaborazione tra Provincia, associazioni e organizzazioni del terzo settore, del privato sociale e del volontariato, nonché delle comunità territoriali.

La collaborazione fra questi soggetti è fondamentale per individualizzare i progetti, verificare puntualmente risorse e capacità di chi legittimamente chiede protezione e dunque ha pieno diritto di essere affiancato e sostenuto nell’impegno a comprendere ed integrarsi; e così anche favorire la possibilità di individuare quelle persone che non sono né interessate e né disponibili ad investire nel proprio percorso di integrazione e che con comportamenti devianti danneggiano se stesse e la comunità.

La Provincia, attraverso il Cinformi, ha la responsabilità di organizzare l’accoglienza delle persone che vengono assegnate al nostro territorio, sia nella prima fase per sua natura comprensibilmente emergenziale, sia nelle fasi successive che dovrebbero essere connotate da processi di comunità orientati decisamente all’integrazione lavorativa e sociale e alla accoglienza capillare.

Negli anni quest’impostazione si è affermata e consolidata, consentendo di raggiungere risultati soddisfacenti. Quello che oggi però emerge è la necessità di dare più spazio alle riflessioni riguardo alla sistematizzazione, e alla valutazione d’efficacia, sul medio periodo, dei risultati conseguiti dagli interventi volti a costruire i requisiti necessari, all’instaurarsi di dinamiche di reciproco riconoscimento e quindi d’integrazione.

Tale domanda richiede una fase di approfondimento e studio per comparare il nostro modello ad altri esistenti anche in panorama europeo, valutando le soluzioni più virtuose ed efficaci a partire da quei territori nord europei che hanno storicamente affrontato il tema dell’integrazione di cittadini extracomunitari con le comunità locali.

 

Accanto a questo meriterebbe un particolare approfondimento l’esperienza dei Corridoi Umanitari (che ora coinvolge non più solo l’Italia ma anche la Francia e il Belgio). Quello dei “corridoi” è un modello di accoglienza, non basato sui numeri, ma sulla presa in carico puntuale e personale; su un accompagnamento individuale che ha il suo fondamento nella conoscenza approfondita del migrante (già nella fase di partenza dai territori di origine), con le proprie capacità, aspirazioni, difficoltà e dignità, che potrebbe affiancare sempre di più l’attuale sistema d’accoglienza diffusa realizzando così il cosiddetto “modello adottivo” (cfr. Daniela Pompei – Comunità di Sant’Egidio). La Provincia di Trento già da due anni ha avviato un positiva sperimentazione di accoglienza di richiedenti asilo provenienti dalla Siria e per anni soccorsi nei campi profughi nel nord del Libano; e questo anche sulla base di un oridne del giorno approvato in Consiglio Provinciale di Trento nella seduta di bilancio del dicembre 2015.

Un aspetto importante che caratterizza i Corridoi umanitari è il fatto che le persone ed i gruppi che vengono accolti sono conosciuti precedentemente e vengono presentati alle comunità già nella fase precedente alla concreta accoglienza: le comunità hanno così il tempo di prepararsi, sapendo chi accoglieranno, conoscendo in linea di massima le esigenze e i percorsi personali. E i sistemi di sicurezza nazionale hanno la possibilità di verificare in anticipo le singole posizioni, garantendo sicurezza sia a chi viaggio, sia a chi accoglie.

Questo evidentemente favorisce da un lato la costruzione di reti precedenti all’arrivo e dall’altra consegna anche al migrante l’esperienza di essere atteso e accolto. E questi due elementi sono evidentemente una buona base per una positiva integrazione.

Sulla base di questa positiva sperimentazione, si può affermare che vi è la necessità quindi di approfondire e radicare maggiormente il coinvolgimento delle istituzioni locali, organizzazioni intermedie, realtà del privato sociale, realtà ecclesiali. Ma anche direttamente i cittadini. Come quando erano definite le quote di accesso ai fini lavorativi, si potrebbe rivisitare la figura degli “sponsor” locali, ovvero mappare, sostenere e valorizzare l’azione di cittadini, gruppi, famiglie, soggetti del Privato Sociale, realtà di volontariato sociale o legato alla protezione civile, che si fanno carico non tanto dei costi e dei numeri ma dei percorsi delle singole persone. In un processo di reale incontro e conoscenza: per dignità, per giustizia innanzitutto, ma anche per un più efficace e capillare controllo sociale.

Le esperienze positive registrate in questi anni ribadiscono ancora una volta che non può esservi positiva gestione e integrazione senza il protagonismo dei cittadini e delle strutture intermedie.

A questo proposito parrebbe opportuno avviare una approfondita riflessione sulla possibilità che Cinformi, nato per affiancare i migranti nella regolarizzazione delle posizioni giuridiche e negli ultimi anni evoluta in una sorta di agenzia unica per l’immigrazione, ridefinisca l’ambito del proprio intervento, verificando l’efficacia e la sostenibilità di un compito tanto complesso e gravoso che attualmente va dalla prima accoglienza, all’affiancamento per l’inserimento lavorativo, la consulenza giuridica, il supporto psicologico e sanitario, l’istruzione, il vitto e l’alloggio.  Questo in ogni fase dell’accoglienza, sia quella dell’arrivo, sia quella che accompagna alla definizione della posizione giuridica, sia quella immediatamente successiva. Dalla prima protezione, all’accoglienza e all’integrazione. Con particolare attenzione ai gruppi più fragili: alle madri con i propri bambini.

Infine: non può essere negata la condizione di quelle persone che a fronte di un diniego del dritto di asilo e soprattutto alla luce dell’impossibilità oggettiva, per le più diverse ragioni, di proseguire in un percorso positivo di integrazione lavorativa e sociale. Va valutata, in sinergia con il Commissariato del Governo, la possibilità di attivare progetti di riaccompagnamento verso il proprio Paese di origine, anche mettendo in campo strumenti di cooperazione internazionale.

 

Tanto premesso si impegna la Giunta e l’Assessore Competente

 

  1. a continuare nel lavoro di ricerca e progettazione di interventi che hanno lo scopo di evitare accoglienze prolungate, in condizioni di sovraffollamento o condizioni che mettono a rischio soggetti vulnerabili (minori e vittime di tratta);
  2. a sostenere e proseguire con energia e convinzione un ampio confronto sul territorio provinciale, che coinvolga istituzioni locali, realtà associative e di privato sociale, gruppi organizzati, realtà ecclesiali, cittadini disponibili, comunità diasporiche (valorizzando le esperienze di positiva integrazione che nel tempo si sono affermate), per verificare modalità e condizioni di accoglienza realmente diffusa e capillare;
  3. a proseguire con le realtà di Terzo Settore e di Privato Sociale, in sinergia con Provincia e Cinformi, una approfondita riflessione sul modello di accoglienza e sulle sue possibili evoluzioni,  valutando l’efficacia complessiva degli interventi  messi attualmente in essere e, in questo senso, inserendo nei criteri dei futuri affidamenti dei servizi legati all’accoglienza, elementi di valutazione dell’efficacia dei progetti proposti.
  4. avviare una riflessione sulla mission di Cinformi e sulla sua struttura organizzativa, valutando l’opportunità di accompagnare l’unità operativa nella sua trasformazione da settore informale del Dipartimento salute e solidarietà sociale, in struttura autonoma (meglio se con bilancio autonomo come agenzia), per migliorare dove possibile sia i sistemi di accoglienza di richiedenti asilo, minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e sia l’erogazione dei servizi rivolti alla popolazione migrante al fine di valorizzare processi di sviluppo di comunità;
  5. a valutare la possibilità di sostenere ed incentivare micro imprese di comunità, a forte radicamento territoriale, gruppi informali, piccole realtà organizzate, che possano gestire in maniera responsabile e con protagonismo la sfida di un’accoglienza pacifica e positiva, con un forte investimento nel settore del lavoro e della partecipazione attiva e responsabile alla vita della Comunità;
  6. a verificare la possibilità di attivare “Corridoi Umanitari di ritorno” per riaccompagnare le persone nei propri Paesi di origine, nei casi in cui la permanenza sul nostro territorio risulta oggettivamente priva di prospettive.
Pubblicato da: Mattia Civico | 14 Maggio 2018

DEMO 06 – Costruire ponti

La Costituzione dice che ogni mandato politico va svolto con “disciplina ed onore” (articolo 54). Penso che rendere conto del proprio operato e raccontare il senso del proprio impegno sia uno dei modi per provare a rispondere a questo dovere.

Demo 06 l’ho intitolato “Costruire ponti“. Raccoglie quanto fatto e proposto concretamente in questa quindicesima legislatura: le interrogazioni, le mozioni le proposte di legge…..

Non solo un elenco di atti depositati, ma anche il tentativo di esplicitare l’intenzione con cui ho lavorato: sostenere e accompagnare la mia comunità nella felice necessità di “costruire ponti”…. sempre. Tra persone, tra comunità, tra “noi e loro”, tra oggi e domani, tra qui e il mondo.

Questo numero di Demo ospita anche due contributi per me importanti: quello della collega Donata Borgonovo Re, sul tema dei “ponti” tra Città e Valli e quello di Michele Nicoletti,  sul tema dei “ponti” tra il nostro territorio e l’Europa.

Il tutto aperto dalle parole sempre attuali di Alex Langer:

“Sul mio ponte si transita in entrambe
le direzioni, e sono contento di poter
contribuire a far circolare idee e persone”
(Minima personalia – Alex Langer, 1986)

Buona lettura!

demo 06 copertina

Pubblicato da: Mattia Civico | 7 marzo 2018

Facciamo primavera?

B68DBE42-B8C9-47B8-8AD3-8ACE199587BFSul voto di domenica.

Forse é stata l’aria nazionale, forse sono risultate incomprensibili alcune candidature, forse siamo stati percepito come eccessivamente conservatori, forse la campagna é stata sottotono, forse il voto di domenica é una critica diretta a Renzi, forse il tema della sicurezza e dei migranti hanno fatto la differenza, forse le fake news, forse la spaccatura della sinistra, forse i voti di Monti….

Le analisi si susseguono, ma nessuna delle ragioni precedenti centra a mio avviso appieno il punto.

La bocciatura di domenica non é solo una critica al “cosa” abbiamo fatto e abbiamo proposto di fare: siamo oltre al merito. Sia chi ha vinto sia chi ha perso non lo ha fatto sulla base delle promesse o della propria esperienza concreta. E questo, attenzione, riguarda anche la Lega e il M5S. Chi li ha votati non pensa che Traini, il cecchino di Macerata, sia un eroe nazionale (e comunque la sua immagine con il tricolore sulle spalle é una ferita) o che si possa davvero uscire dall’Euro.

É come se gli elettori si fossero messi il cuore in pace: in campagna elettorale le balle volano e non contano. Nessuno si scandalizzerà se non avremo il reddito di cittadinanza o se non avremo la Flat Tax. Allora cosa conta? Oggi più che mai conta più del “cosa” il “come”.

Il tema che propone questo voto a mio avviso riguarda soprattutto il “come” si fa politica o “come” si selezionano le candidature. E il “come” sottende sempre il “perché”.

Indubbiamente Lega e M5S sono stati percepiti come più “popolari”, meno elitari e meno distanti. Meno conservatori, meno attaccati a quel potere con cui i cittadini si confrontano e scontrano tutti i giorni.

Il punto di riflessione per noi dovrebbe essere questo. Cosa facciamo del potere che ci é consegnato? Come lo esercitiamo (e dunque “perchè” e “per chi”)? Dove vengono discusse le decisioni che vogliamo prendere? Come vengono selezionate le classi dirigenti? Conta più la fedeltà o la lealtà? Vale a Roma come a Trento.

A me pare che su questo piano, lo dissi inascoltato e avversato già anni fa, la nostra coalizione locale debba dare un segnale più forte ed incisivo. Più al servizio e meno al potere: il potere come strumento e mai come fine. Valorizzare la lealtà e meno la fedeltà. Meno filiere e più comunità.

Per il Pd e per la coalizione la strada da imboccare mi pare dunque ineludibile: aprire porte e finestre, rifondarsi in un processo partecipativo vero e senza filtri e dunque immettere nel presente segni concreti di futuro.

Apriamo da subito una profonda riflessione sul partito, ritornando alle nostre origini, ai valori fondativi. Apriamo lo spazio di una comunità politica con chi ci sta e si riconosce nei valori del centrosinistra autonomista; recuperando quelli che abbiamo perso per strada (coltiviamo il desiderio e l’impegno di riprendere il cammino comune con chi sta alla nostra sinistra), ricostruendo un sano dialogo con le forze autonomiste in una imprescindibile cornice regionale, intensificando il dialogo con le espressioni civiche sul nostro territorio. Chiedendo anche ai nostri attuali alleati di fare lo stesso sforzo di ridefinizione e consolidamento della propria identità e forza.

Non basterà ad ottobre dire quello che abbiamo fatto, che avremmo voluto e vorremo fare: dovremo presentarci con umiltà e con una credibilità che solo un cambiamento concreto già avvenuto potrà darci. Dovremmo dire oggi ai nostri elettori delusi: abbiamo capito, abbiamo sbagliato, cambiamo passo.

É già autunno, l’inverno é alle porte. Facciamo primavera.

Pubblicato da: Mattia Civico | 21 febbraio 2018

Proposta di Pace per la Siria

IMG_3698 (2)

Depositata oggi una mozione per sostenere la Poposta di Pace per la Siria, redatta dai profughi siriani e promossa da Operazione Colomba. La mozione ha come primo firmatario il consigliere Mattia Civico e ha le firme di supporto di tutto il PD e dei capigruppo di maggioranza. Analoghe mozioni sono in discussione nei Consigli di altre Regioni italiane (Piemonte, Valle d’Aosta….)

Qui di seguito il link alla Mozione:

Mozione “Proposta di Pace per la Siria”

 

Pubblicato da: Mattia Civico | 27 dicembre 2017

Anche per noi tempo di pagelle…

produttività 2017

« Newer Posts - Older Posts »

Categorie